Abbiamo qui con noi oggi Rebecca Domino, una scrittrice di cui vi ho parlato in altri post (link in fondo a questo post).
Taylor: Salve! Posso darle del tu? Si accomodi e si presenti ai Lettori di The Bookshelf.
Rebecca: Ma certo che puoi darmi del tu e grazie per avermi offerto questo spazio! Ciao a tutti, lettori di The bookshelf, sono Rebecca, ho 30 anni e vengo da un paesino della Toscana. Sin da quando ero piccola ho sempre avuto la passione per la scrittura e la lettura. Oltre a questo mi piace molto anche viaggiare, infatti sono stata diverse volte negli Stati Uniti e ho vissuto un anno a Londra dove ho lavorato in teatro. Sono una ragazza semplice ma anche molto determinata, quando mi metto in testa qualcosa so che trovero' un modo per raggiungere il mio obiettivo.
T.: Ho letto La mia amica ebrea. Da cosa è nato questo romanzo, cosa c'è dietro le quinte?
R.: L'idea alla base de "La mia amica ebrea" e' molto semplice: quando si parla di Olocausto solitamente si raccontano le storie degli ebrei ed e' normale visto che sono stati fra i perseguitati dal nazismo pero' mi sono chiesta che cosa significasse nascere e crescere nella Germania nazista non come ebrea ma come "ariana", e come la vita di una ragazzina qualunque puo' cambiare quando si ritrova a fare i conti con cio' che teme di piu' e con la propria crescita personale. Josepha Faber detta Seffi e' la protagonista del romanzo, ha 15 anni ed e' nata e cresciuta ad Amburgo: come tutte le persone, specialmente i giovani, Seffi e' indottrinata da Hitler e come tutti quelli che conosce pensa che gli ebrei siano il male e li disprezza. Il padre non la pensa proprio cosi' ma sa che dire cose del genere sarebbe pericoloso; per il resto Seffi cerca di vivere nonostante sia in corso la Seconda Guerra Mondiale; e' impegnata nel difficile eppure emozionante passaggio dall'infanzia all'eta' adulta ed e' alle prese con i tipici problemi di quella fascia d'eta' chiamata adolescenza, solo che tutto e' reso piu' precario dalla guerra in corso, dalle numerose incertezze e le cose per Seffi prendono una svolta improvvisa quando una donna ebrea con due figli chiede rifugio in casa loro poiche' suo marito era amico del padre di Seffi. Non voglio svelare molto della trama, ma pagina dopo pagina Seffi dovra' trovare il coraggio per dar ascolto ai suoi dubbi, per avvicinarsi sempre di piu' alla ragazzina nascosta nella soffitta di casa sua, Rina, quindici anni come lei, eppure ebrea. Mi sono chiesta come avrei reagito io se una famiglia di ebrei avesse bussato alla porta di casa mia, e non la quindicenne che sono stata davvero, ma una ragazzina indottrinata dalle parole di Hitler che erano ovunque: sulle bocche delle persone, alla radio, al cinema, nei libri, nella quotidianita'... e se dopo un po' mi fossi accorta che "forse" quello che dice Hitler non ha alcun senso? E se avessi saputo che dicendo cose del genere avrei rischiato di perdere la vita o di essere mandata in uno di quei campi dove si diceva che mandassero gli ebrei? E se avessi fatto correre dei pericoli alla mia famiglia, che cosa avrei dovuto fare? Stare zitta e continuare ad andare avanti pur ritrovandomi in disaccordo con tutti e con un peso sulla coscienza, oppure, passo dopo passo, avrei dovuto trovare il modo per seguire il mio cuore? Seffi ricorda il coraggio e l'altruismo dei giusti che salvarono gli ebrei anche a costo di rischiare o perdere la propria vita, e allo stesso tempo spero che alle giovani lettrici arrivi il messaggio che e' importantissimo ascoltare la propria voce, fare domande quando le cose non ci sembrano chiare, seguire il proprio cuore e ascoltare la propria anima, anche a costo di andare contro tutti gli altri. Purtroppo anche al giorno d'oggi esistono ingiustizie e soprusi, basti pensare al bullismo nelle scuole: tanti ragazzi di fronte ai compagni vittime di bullismo girano la testa dall'altra parte, fanno finta di niente, un po' come fa Seffi all'inizio del romanzo di fronte ai soprusi nei confronti di Rina, alla sua solitudine e alle sue paure, ma poi Seffi trova il coraggio di lottare per quella che diventera' la sua amica, per cio' che ritiene giusto e per cio' in cui crede, e spero che questo sia uno dei messaggi che le lettrici porteranno con se'.
E per quanto riguarda un dietro le quinte vi consiglio di ascoltare la canzone "The last day on Earth" di Kate Miller- Heidke, l'ho scoperta dopo aver scritto il romanzo ma penso che lo rispecchi molto e ogni volta in cui l'ascolto mi fa pensare a Seffi e Rina.
T.: Lo scorso maggio è uscito il tuo secondo libro, Fino all'ultimo respiro (scaricabile gratuitamente, ndr). Com'è venire a contatto con adolescenti affetti dal cancro? Come ti sei avvicinata a questa realtà?
R.: E' stato tutto un caso oppure, come mi piace credere, un segno del destino. Come ho detto mi piace molto scrivere, e dopo aver autopubblicato "La mia amica ebrea" ho continuato a scrivere per me stessa perche' non avevo altre idee valide per una seconda pubblicazione. Proprio mentre stavo scrivendo un romanzo per me stessa improvvisamente mi e' venuta l'idea di scrivere un romanzo la cui protagonista sarebbe stata un'adolescente come tante che va a portare i compiti a una coetanea che si trova in ospedale; ci va per fare un favore alla sua migliore amica senza sapere che quello sara' l'inizio del cambiamento piu' importante della sua vita. E cosi' ho cominciato a lavorare a "Fino all'ultimo respiro": come faccio sempre quando scrivo un romanzo mi sono buttata nelle ricerche svolgendone sulla leucemia (la malattia che ha Coleen, la co-protagonista del romanzo) ma anche e soprattutto leggendo e ascoltando le storie di ragazzi che hanno o hanno avuto il cancro. Su Youtube ho trovato un sacco di video di ragazzi stranieri che si raccontano e sono rimasta a bocca aperta di fronte al loro coraggio, alla loro forza di volonta' e al disperato bisogno di normalita'. Una volta finita la prima stesura del romanzo mi sono resa conto che quest'argomento mi era rimasto dentro, ho continuato con le ricerche e mi sono accorta che qua in Italia non c'e' molto supporto sociale e non ci sono molte occasioni di confronto e svago fra coetanei per gli adolescenti e i giovani adulti che hanno o hanno avuto il cancro, un qualcosa che si concentri sulla vita, sul supporto e sul confronto reciproco, sul vivere nuove esperienze, fare nuove amicizie, sulla vita con e dopo il cancro, sulla vita a prescindere dal cancro, al di fuori dall'ospedale.
E per rispondere alla tua domanda "com'e' venire a contatto con adolescenti affetti dal cancro?" per me i miei ragazzi sono prima di tutto ragazzi giovani, persone con le loro personalita', i loro sogni, desideri, bisogni, le paure... un po' come tutti. Naturalmente il fatto che abbiano o abbiano avuto una malattia come il cancro li rende diversi dalla maggior parte dei loro coetanei: per me questi ragazzi sono una continua fonte d'ispirazione, mi spronano ogni giorno a continuare a fare quello che sto facendo con l'associazione, ad andare avanti, a fare sempre meglio e sempre di piu' perche' meritano tutto il supporto che possiamo offrire loro e mi ricordano il vero valore della vita e del tempo che abbiamo a disposizione. Solo per fare un esempio Alessio, il primo ragazzo italiano che si e' unito all'associazione quando stavo ancora lavorando sul sito e non ne sapeva niente nessuno, e' morto di cancro alle ossa a novembre 2014, a soli 21 anni, e nel suo ultimo post sul suo blog ha scritto:
"Purtroppo lunedì 6 ottobre sono stato nuovamente ricoverato d'urgenza al Rizzoli a causa di alcuni tremendi dolori all'altezza del torace e della schiena ( identici a quelli che portarono al peggioramento di agosto), e li' ovviamente si sono subito attivati per farmi tutte le analisi del caso. Tac, radio, tutte analisi cui i risultati un soldato già se li sente prima e non si stupisce se entra il PRIMARIO,
Esordisce con un " dobbiamo parlare" e prosegue con testuali parole: " ABBIAMO FATTO IL POSSIBILE ". ...
È vero avete fatto il possibile come io ho fatto il possibile. È stata una guerra lunga dura ed una scalata estenuante, ma sapete cosa??? Io una VETTA l'ho raggiunta.
Ok, non è la VETTA Per cui ho combattuto ma vi assicuro che è una VETTA BELLISSIMA
Una vetta che CHIUNQUE DOVREBBE VEDERE.....".
Questi sono i "miei" ragazzi, forti, guerrieri, ma anche giovani, carichi di sogni e voglia di futuro; una fonte d'ispirazione non solo per molti loro coetanei che buttano via le loro giornate ma anche per tanti adulti.
T.: Sempre a proposito di cancro e adolescenti: Hai avviato un progetto, finalizzato allo sviluppo sociale nei confronti di ragazzi che hanno o hanno avuto il cancro. Quali sono gli obiettivi a breve e lungo termine per questa tua "creatura"? Quali invece sono stati raggiunti da settembre 2014 a oggi?
R.: Come stavo dicendo nella risposta qui sopra, dopo la prima stesura di "Fino all'ultimo respiro" ho cominciato a pensare di fare qualcosa per offrire supporto sociale e confronto fra coetanei ad adolescenti e giovani adulti (13-24 anni) che hanno o hanno avuto il cancro. A maggio avevo contattato una ragazza inglese che mi era rimasta impressa fra tutti i video che avevo visto durante la stesura di "Fino all'ultimo respiro" e le avevo fatto un'intervista che avevo pubblicato sul mio blog di scrittrice, quando ebbi l'idea di Adolescenti e cancro le scrissi di nuovo chiedendole se le andasse di darmi una mano dandomi dritte e suggerimenti grazie alle esperienze di supporto che aveva avuto lei in Inghilterra (dove, appunto, c'e' un discreto supporto a tutto tondo per gli adolescenti e i giovani adulti con il cancro) e da li' mi sono messa a lavorare sul sito all'inizio dell'estate. Poco dopo sono entrata in contatto con Alessio, il ragazzo di cui parlavo nella risposta precedente. Direi che gli obiettivi che abbiamo raggiunto sino ad ora sono quelli di cui parlavo con Alessio, ricordo che lui mi scrisse che era sicuro che Adolescenti e cancro avrebbe raggruppato diversi ragazzi da tutta Italia e li avrebbe aiutati ad affrontare il percorso in compagnia di altri giovani... ero un po' dubbiosa, non sapevo ancora se l'associazione avrebbe funzionato o meno, invece Alessio ha avuto ragione: in sei mesi dall'apertura abbiamo un bel po' di ragazzi da varie zone d'Italia piu' ci sono quelli supportati da altre associazioni che beneficiano ugualmente di alcuni dei nostri progetti. Sapere di permettere a questi ragazzi di confrontarsi, supportarsi, parlarsi, incontrarsi e semplicemente ridere, scherzare e svagarsi e' sicuramente l'obiettivo piu' importante per me, lo scopo finale dell'associazione, quello a lungo termine. Il nostro motto, inventato dai ragazzi stessi, e' MAI PIU' SOLI e penso che racchiuda perfettamente la nostra visione. Al momento in Italia ci sono soltanto due reparti oncologici a misura di adolescente con il risultato che molti ragazzi sono curati con bambini piccoli, adulti o anziani o comunque in reparti che non hanno servizi su misura per la loro facia d'eta': il nostro scopo e' permettere a tutti i ragazzi - non importa dove abitano o il tipo di reparto in cui sono o sono stati curati - di condividere questo difficile percorso in compagnia di altri giovani in situazioni simili, e accettiamo anche ragazzi in remissione perche' quando il percorso finisce non e' che tutto torna alla normalita' come se niente fosse. Alcuni dei nostri progetti sono: il supporto on-line tramite un gruppo chiuso su FB riservato ai ragazzi dell'associazione (e un gruppo su whatsapp con lo stesso scopo), le giornate di svago gratuite per i ragazzi che abitano gli uni vicini agli altri (lezioni di fimo, cake design, uscite a teatro...), l'invio di pacchi sorpresa gratuiti con regalini a misura di adolescente, stiamo organizzando il primo break gratuito in Toscana per quest'estate per i ragazzi maggiorenni dell'associazione, stiamo lavorando sulla mostra fotografica internazionale "Sei bellissima", facciamo sensibilizzazione alla donazione di midollo osseo... se volete saperne di piu' su quello che facciamo ed essere sempre aggiornati visitate il nostro sito Internet e seguiteci su Facebook:
www.adolescentiecancro.org
www.facebook.com/adolescentiecancro
T.: Sposto il focus su tua sorella Sofia. Due sorelle accomunate dalla passione per la scrittura e dall'aiutare gli altri. Quando è iniziato quest'amore comune? Come condividete queste passioni? Di cosa parlate quando siete insieme?
R.: Sia io sia mia sorella abbiamo sempre avuto la passione per la scrittura sin da quando eravamo piccole, quindi diciamo che non c'e' stato un momento in cui ci siamo messe d'accordo e abbiamo cominciato a scrivere; come credo che succeda con tutte le passioni, e' semplicemente accaduto. Quando siamo insieme parliamo di tutto e di niente, siamo legatissime e andiamo molto d'accordo e per noi e' bellissimo poter condividere questa nostra passione. Siamo sempre molto supportive l'una dell'altra e anche molto sincere l'una con l'altra; ci diamo una mano quando siamo alle prese con dei romanzi che vogliamo pubblicare, per esempio aiutandoci nell'editing, consigliandoci nella trama ecc... penso di essere molto fortunata ad avere un rapporto del genere con mia sorella perche' non condividiamo solo la passione per la scrittura ma anche il modo di vivere e vedere la vita.
T.: Rebecca, è venuto il momento di salutarti! Grazie per essere stata ospite nel blog, buona fortuna per la tua carriera letteraria e per il tuo progetto così altruista. Saluta a modo tuo i nostri lettori.
R.: Grazie a te per avermi ospitata! Saluto i lettori invitandoli a visitare il sito Internet e la pagina Facebook della mia associazione (di cui trovate i link alla risposta n.4) e a dare una mano come possono, e a vivere appieno la vita, godendosi ogni singolo momento e facendo qualcosa per aiutare gli altri. A volte si pensa che per aiutare qualcuno si debba fare chissa' cosa, ma spesso basta un sorriso, un pensiero, un piccolo gesto... un caro saluto a tutti!!!Grazie per essere stati con noi!
A presto,
Taylor.
Link:
Blog dell'Autrice
Blog dell'Associazione Adolescenti e Cancro
Recensione La mia amica ebrea.
Speciale Giornata della Memoria
Una bella intervista....mi ha colpito molto la parte finale: A volte si pensa che per aiutare qualcuno si debba fare chissa' cosa, ma spesso basta un sorriso, un pensiero, un piccolo gesto...
RispondiEliminaverissimo
è del tutto vero, anche una piccola sorpresa, far vedere che si pensa all'altro, può fare molto!
Eliminahttp://haylin-robbyroby.blogspot.it/2015/02/top-of-post-16-febbraio-2015.html
RispondiEliminauno dei post migliori letti la settimana scorsa